In Ticino accadono 10 mila infortuni all’anno sul lavoro

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infortuni Ogni anno in Svizzera si verificano 250 mila infortuni professionali, che causano circa 100 morti. Ma cosa nascondono queste cifre? Abbiamo cercato di capirlo con un censimento degli infortuni sul lavoro verificatisi in Ticino nel 2010 e che proponiamo di seguito. Con l’avvertenza che si tratta di un elenco molto parziale, in quanto tiene conto soltanto degli infortuni di cui si è avuta notizia per un comunicato stampa della polizia o perché altrimenti resi noti dai media. È dunque solo la punta dell’icberg – ma assomiglia già ad un bollettino di guerra. A partire da alcuni casi significativi proponiamo poi in corsivo degli spunti di riflessione (che, mancando informazioni di dettaglio, non rappresentano un’interpretazione di quanto accaduto nei singoli casi). Nell’articolo a parte infine proponiamo le considerazioni più generali di un esperto di sicurezza sul lavoro.nnIn Ticino accadono 10 mila infortuni all’anno sul lavoro. Della stragrande maggioranza di loro non si ha notizia. Solo alcuni, quelli più gravi, finiscono sui giornali, perché la polizia li segnala. Quest’anno è capitato in 63 casi, che riportiamo nell’elenco pubblicato su queste pagine. Esso rappresenta lo 0,6 per cento degli infortuni sul lavoro accaduti quest’anno in Ticino. «È proprio solo la punta dell’iceberg», commenta Dario Mordasini, responsabile per il sindacato Unia del dossier della salute e della sicurezza sul posto di lavoro, «ma è un elenco comunque impressionante», aggiunge.nnPoco sorprendente per l’esperto è la preminenza delle cadute nei tipi di infortunio registrati. «Questa statistica conferma che fra gli infortuni con conseguenze gravi le cadute sono la prima causa su cui intervenire. Purtroppo constatiamo che le misure di prevenzione contro le cadute sono ancora lacunose. Con conseguenze poi a volte drammatiche», commenta Mordasini. È per questo che nella campagna “250 vite”, lanciata dalla Suva con le autorità competenti e i partner sociali, le cadute sono un campo d’intervento prioritario.nnLe cadute spesso sono banali. Non è necessario cadere dal tetto di un edificio per farsi molto male, come ben dimostra questo censimento: bastano una scala o un parapetto. «Il problema è che mentre si sta cadendo, è praticamente impossibile controllare le conseguenze dell’evento: è più grave cadere da ottanta centimetri su un chiodo che da 4 metri atterrando sulle proprie gambe su un prato. Troppo spesso si sottovaluta questo aspetto. Ci si dice che si deve salire soltanto per un momento là sopra a fare un lavoro veloce, e si dimentica che basta un attimo per cadere», osserva Mordasini.nnMa cosa dire del caso del giovane operaio che il 3 novembre stava smontando un tetto ed è precipitato da 6,5 metri di altezza? Per l’esperto non ci sono dubbi: «In un caso così si può essere sicuri che sono state infrante delle importanti regole di sicurezza». Perché se si rispetta le regole non si cade da 6,5 metri: si può cadere, ma finendo in una protezione, o perché si è direttamente assicurati oppure perché si cade per un paio di metri finendo sul ponteggio.nnSeconda causa di infortunio grave nel 2010 in Ticino sono stati gli oggetti o i materiali finiti addosso a dei lavoratori. Per Mordasini «sono molto rivelatori gli incidenti accaduti con carichi staccatisi dalle gru». Il guaio è che troppo spesso è il gruista che deve agganciare il carico e guidare la gru, oppure, se può concentrarsi sul suo lavoro di guidare la gru, è aiutato per le operazioni di carico e scarico da personale non formato. «I problemi più grossi si incontrano quando un gruista deve interagire con operai del settore secondario delle costruzioni, come falegnami, lattonieri, piastrellisti. Troppo spesso i titolari di ditte attive in questo settore affittano la gru sul cantiere, ma poi non sono disposte a formare il loro personale», annota Mordasini. Eppure le regole sono chiare: chi aggancia un carico ad una gru dev’essere formato.nnIntanto si rovesciano anche tanti mezzi da cantiere. È un problema di formazione? Per l’esperto di Unia sì, dato che i macchinari da un punto di vista tecnico sono molto progrediti. Mentre 30 o 40 anni fa una delle cause principali degli infortuni erano lacune tecniche dei mezzi di lavoro, oggi il numero di infortuni che questi provocano si aggira attorno al 5 per cento. «A causare l’infortunio è dunque quasi sempre il modo in cui si usano i mezzi tecnici: perché si è sotto pressione o perché la formazione non è adeguata», annota Mordasini. E, a differenza dei gruisti, non c’è una formazione esterna standardizzata per chi guida macchine da cantiere, tranne in quattro cantoni della Svizzera francese dove tale formazione è obbligatoria. Un analogo problema di istruzione lo si ha per chi guida i muletti nei depositi e nelle ditte di logistica.nnDove accadono gli infortuni? Più  spesso nelle zone discoste che nei centri urbani, specialmente nell’edilizia. Il censimento che pubblichiamo riporta pochi infortuni nelle città. «I funzionari Unia che girano nei cantieri confermano che si trovano condizioni molto più critiche fuori dalle città», osserva Mordasini. Questo perché il controllo sociale in città è maggiore, e vi si trovano i cantieri più grossi, più controllati e meglio attrezzati sotto il profilo della sicurezza.nnInfine il momento in cui accadono gli infortuni. Il lunedì sembra essere il giorno più pericoloso.nn«Questo censimento conferma altre statistiche», dice Mordasini: «al lunedì si riprende il lavoro, spesso ritrovandosi con situazioni nuove e un’organizzazione del lavoro diversa rispetto a quella che si conosceva. Il lunedì si deve quindi improvvisare molto di più che non verso la fine della settimana». Mentre anche dagli infortuni accaduti in Ticino nel 2010 risulta che più si avanza nella giornata più aumenta il rischio di farsi male: perché si è più stanchi, ma anche perché si ha fretta di finire il lavoro in corso.nn

rnnnfonte area7.ch