L’organizzazione della sicurezza nella pubblica amministrazione

Nel contesto pubblico, la sicurezza è un sistema articolato che coinvolge diverse figure con ruoli precisi.

Il datore di lavoro pubblico è tenuto a designare il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e a costituire il Servizio di Prevenzione e Protezione (SPP). Questo servizio, interno o esterno, è incaricato di supportare il datore di lavoro nella valutazione dei rischi, nella redazione del DVR e nella definizione delle misure preventive.

Accanto all’RSPP operano altre figure fondamentali:

  • Il medico competente, che si occupa della sorveglianza sanitaria e della tutela della salute.

  • Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS), eletto o designato dai lavoratori, con il compito di promuovere la sicurezza, segnalare criticità e partecipare attivamente al miglioramento delle condizioni di lavoro.

  • Il dirigente e il preposto, che, nel pubblico come nel privato, hanno responsabilità dirette sull’attuazione delle misure di sicurezza all’interno della loro area di competenza.

La pubblica amministrazione, per la sua struttura gerarchica e la molteplicità di funzioni, deve adottare un modello organizzativo che favorisca la chiarezza delle deleghe e la tracciabilità delle decisioni. Questo principio è fondamentale anche in caso di contenziosi o di infortuni: la documentazione e la dimostrazione della corretta applicazione delle misure di prevenzione costituiscono un elemento di tutela per l’ente e per i suoi dirigenti.

La valutazione dei rischi negli uffici pubblici

La valutazione dei rischi nelle pubbliche amministrazioni deve considerare le specificità degli ambienti di lavoro tipici del settore: uffici, sportelli al pubblico, scuole, archivi, biblioteche, laboratori tecnici, officine comunali, servizi cimiteriali, ambienti ospedalieri o giudiziari.

Il rischio in un ufficio non è mai nullo, anche se non vi sono macchinari pericolosi o sostanze tossiche. Esistono rischi ergonomici (movimenti ripetitivi, posture scorrette), rischi legati al videoterminale, al microclima, all’illuminazione e allo stress lavoro-correlato.

Altri rischi tipici del settore pubblico includono:

  • Rischio elettrico, derivante da impianti non aggiornati o non verificati.

  • Rischio incendio, per la presenza di archivi cartacei o apparecchiature elettriche.

  • Rischio da affollamento e gestione delle emergenze, in luoghi aperti al pubblico.

  • Rischi psicosociali, legati ai rapporti interpersonali, al carico di lavoro e alla gestione burocratica.

La valutazione dei rischi non deve essere un atto statico, ma un processo continuo. Ogni variazione organizzativa, ogni spostamento di sede o modifica delle mansioni deve indurre una revisione del DVR.

Nel caso degli enti con più sedi o strutture, è buona prassi redigere un DVR per ogni unità operativa, in modo da poter individuare i rischi specifici e le misure più adatte.

La formazione del personale: un dovere e un diritto

La formazione rappresenta uno degli strumenti più potenti di prevenzione. Il D.Lgs. 81/2008 prevede che ogni lavoratore riceva una formazione generale e specifica in materia di sicurezza, commisurata ai rischi del proprio ambiente di lavoro.

Per il settore pubblico, questo significa organizzare percorsi formativi differenziati: dalla formazione base per il personale amministrativo, alla formazione per i dirigenti, ai corsi per RSPP e ASPP, fino agli aggiornamenti periodici.

Il contenuto della formazione deve includere:

  • Conoscenza dei diritti e dei doveri in materia di sicurezza.

  • Procedure di emergenza e primo soccorso.

  • Uso corretto delle attrezzature e dei dispositivi di protezione individuale (DPI).

  • Gestione dello stress e delle relazioni lavorative.

La pubblica amministrazione, grazie alla diffusione della formazione a distanza (FAD), può oggi garantire un accesso capillare ai corsi, riducendo costi e tempi. Tuttavia, la modalità e-learning deve essere gestita con attenzione, assicurando tracciabilità, test di verifica e reale partecipazione dei lavoratori.

La formazione, infine, non deve essere vista come un mero obbligo, ma come un investimento nella crescita professionale e nella qualità dei servizi erogati.

La formazione del personale: un dovere e un diritto

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