World Class Manufacturing e Industry 4.0

Articolo tratto dal documento “A proposito di sicurezza sul lavoro” a cura di Giovanni Miccichè – Funzionario Tecnico Direzione Normazione UNI

La World Class Manufacturing (WCM) è una metodologia di gestione aziendale che mira ad incrementare la produttività e la competitività attraverso la riduzione degli sprechi, la riduzione dei difetti e delle rilavorazioni dei prodotti, la manutenzione delle macchine e impianti in modo programmato al fine di ridurre i “fermo macchina” e ogni altro tempo morto e, soprattutto, l’eliminazione di ogni azione priva di valore aggiunto. Al centro di questa metodologia di gestione ci stanno le risorse umane che, partecipi degli obiettivi strategici dell’azienda, costituiscono la leva vincente del successo competitivo. Ma questa leva è tanto più incisiva quanto più il personale si sente parte integrante di un contesto che lo tutela, lo valorizza e lo premia. L’impegno aziendale in tema di Salute e Sicurezza sul Lavoro (SSL) è quindi un impegno necessario finalizzato ad implementare la produttività e la competitività attraverso lo sviluppo culturale del personale.

Non è un caso che nelle organizzazioni dove l’adozione del WCM si è sviluppata, poggiando le sue fondamenta sul progresso delle risorse umane, il fenomeno infortunistico aziendale si è abbattuto drasticamente. La quarta rivoluzione industriale, denominata comunemente Industry 4.0 (I 4.0), teorizza una digitalizzazione e automazione e informatizzazione spinta di tutti i processi produttivi al fine di rendere la produzione più economica, più flessibile, più lineare, più agile e snella, finalizzata a recepire le aspettative di mercato e a trasformarle in progetti e prodotti da realizzare. Ciò è possibile attraverso un’interconnessione tra le macchine – digitalizzate e sensorizzate -, gli impianti, gli operatori e tutte le funzioni produttive, governate grazie ad una massa d’informazioni provenienti sia dall’esterno dell’organizzazione che dall’interno, delle stesse macchine. I 4.0 vuol dire, dunque, integrare il personale con le macchine, il lay out, i magazzini, i trasporti, i rapporti con i fornitori e clienti in un unico organismo, integrato, coerente e, per quanto possibile automatizzato. I 4.0 esonera l’uomo dai lavori pesanti, pericolosi e ripetitivi (proprio per questi lavori si riscontrano il maggior numero di infortuni e malattie professionali), riducendo così i rischi di lavorazione cui sono esposti i lavoratori e quindi riducendo il fenomeno infortunistico aziendale.

Il fatto che ambedue i sistemi abbiano gli stessi obiettivi strategici, che per adottare I 4.0 sono necessari investimenti ingenti che non giustificano una gestione trascurata con processi non lineari, sprechi, difetti di produzione, tempi morti lunghi, lavori privi di valore aggiunto, depone a favore di una naturale integrazione dei due sistemi. Essi sono infatti complementari. L’adozione integrata dei due sistemi comporta una sicura riduzione dei rischi di lavorazione e degli infortuni e malattie professionali. Questo è il motivo che ha spinto la Commissione Sicurezza dell’UNI a dare mandato al gruppo di lavoro, che già aveva elaborato l’UNI/TR 11542 sul WCM, a riprendere i lavori al fine di redigere una revisione del TR che tenesse conto dell’integrazione dei due sistemi in modo da produrre una linea guida utile alle imprese. Non si è inteso sovrapporre o peggio prevaricare le competenze che il Governo ha assegnato ai Competence Center e agli attori del Network nazionale [Digital innovation hub (DiH) e Punti di impresa digitale (PiD)], ma si è pensato di sottolineare l’importanza che l’automazione e informatizzazione di un’azienda passa per una scelta gestionale del tipo WCM e per una digitalizzazione preliminare delle macchine e impianti. Perché è errato pensare di adottare I 4.0 semplicemente informatizzando l’azienda se a monte non si sono digitalizzate le macchine e impianti, non si è adottata una metodologia gestionale adatta e, cosa molto importante, non si è formato il personale ad affrontare il lavoro secondo il nuovo modo di operare. Peraltro I 4.0 comporta l’acquisizione di nuove professionalità specializzate in grado di gestire le nuove tecnologie, quali, tanto per citarne alcune, Big Date, IoT, Cyber Security, Additive Manufacturing, Advanced Automation, 3D Printing e altre.

Il ruolo del personale è molto importante in questa fase di rivoluzione industriale, perché è fondamentale il suo impegno e la sua volontà ad accettare e perseguire il cambiamento, la sua coscienza a recepire una nuova concezione del lavoro e ciò è possibile se si è accresciuta la sua cultura industriale, sufficiente ad infondere nel personale gli stimoli necessari. L’UNI, e nella fattispecie il gruppo di lavoro incaricato, intende semplicemente dare un contributo di chiarezza su questo argomento. Certo lunga e difficoltosa è la strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi e anche onerosa. Ci vogliono quindi determinazione e finanziamenti adeguati, cose non da poco conto. Qualcuno stima che per rivoluzionare una parte significativa dell’industria italiana, sufficiente a dare una svolta competitiva al nostro sistema produttivo, ci vogliono non meno di 1.000 miliardi di Euro. Non so se questa stima si congrua, ma certo giustifica il diffuso interesse per gli aspetti economici e, in particolare, per i piani economici di sostegno proposti dal Ministero dello Sviluppo Economico. Si tenga conto che nel nostro Paese il 98% circa delle imprese sono PMI che, diversamente dalle grandi, hanno maggiori difficoltà a reperire i finanziamenti. Ciò comporta inevitabilmente tempi lunghi di realizzazione (5,10 anni?). Tempi lunghi per organizzare e digitalizzare la produzione, per automatizzarla e informatizzarla e per formare il personale. Il gruppo di lavoro sta operando tra molte difficoltà determinate fondamentalmente dalla diffusa attenzione che molti, al di fuori del gruppo, hanno più sugli aspetti economici che su quelli organizzativi sui quali si innestano quelli tecnologici, per i motivi citati più sopra. Tuttavia, l’impegno a redigere un documento utile alle imprese e al Paese, nell’alveo della pluridecennale tradizione di questo Ente, è forte e determinato.

 

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